Segue numero 5


Come sempre

succede, l’incontro con persone locali apre sempre una finestra sulla comprensione del paese che si sta visitando. Con loro abbiamo capito molte più cose della situazione attuale della Romania. Abbiamo capito quanto, dopo la rivoluzione dell’89, la forbice si sia allargata tra chi (pochissimi) si è arricchito e chi (il 90%) ha visto ridursi notevolmente il proprio potere d’acquisto. Con il libero mercato i prezzi sono saliti alle stelle e i salari non sono aumentati adeguatamente. In più sono venute meno anche quelle protezioni sociali essenziali come casa, sanità, energia. Florin e Elena sono una coppia di quarantenni con un buon lavoro. Lui lavora alle ferrovie e lei alla metropolitana di Bucarest. Eppure non possono permettersi un’automobile. Riescono a soddisfare il loro grande sogno di viaggiare solo perché, per il suo lavoro, Florin ha i biglietti gratis per lui e per la moglie.

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Insieme abbiamo fatto anche l’esperienza di consumare il pasto del venerdì in uno dei monasteri visitati.  Siamo giunti ad uno di questi verso l’ora di pranzo e Florin ci ha detto che avremmo potuto mangiare lì. Siamo stati introdotti in un megarefettorio con lunghissimi tavoli e panche e  ci hanno fatto accomodare con altre persone, probabilmente i poveri della zona. Un giovane dall’aria scoglionatissima si è avvicinato con un enorme pentolone dal quale ha tirato fuori una sbrodazza incolore e insapore. Sul tavolo erano stati anche appoggiati dei tocconi di polenta un po’ rinsecchita (mamliga in rumeno  ) che dovevano avere la funzione del pane. Infine ci hanno servito dei fagioli che è difficilissimo rendere così insapori. Evidentemente si erano impegnati! L’associazione con la descrizione di Benni ne “La compagnia dei Celestini” è stata immediata!

Arrivati a Sighishoara abbiamo lasciato il camper per alloggiare in un bellissimo hotel “Casa Mozart”, sulla piazza principale di questo deliziosa cittadina medioevale. E visto che era l’ultima sera che avremmo passato insieme, Florin e Elena hanno deciso di fare  un colpo di vita e hanno cenato insieme a noi nel ristorante dell’hotel.

 

In alcune zone della Transilvania la popolazione è costituita da ungheresi e da sassoni (tedeschi) che non hanno mai rinunciato all’idea di ricollegarsi all’Ungheria. Durante il regime di Ceausescu hanno avuto vita durissima e molti sono stati uccisi. Ancora oggi, anche se l’attuale governo ha garantito loro una notevole autonomia,  in alcune zone le persone ostentano il loro distacco rifiutandosi persino di rispondere a chi si rivolge loro in rumeno!

Questa zona è caratterizzata dalle chiese sassoni, chiese protestanti munite di cinta muraria. Molto interessanti ma mal conservate e spesso difficili da raggiungere.

 Sibiu è un’altra cittadina della Transilvania molto piacevole, e con un gran fervore ricostruttivo. Ovunque ci sono ponteggi per restaurare vecchie case e palazzi.

 

Proseguendo il nostro viaggio verso est ci siamo fermati a visitare il castello di Hunedoara molto ben conservato. Sembra uscito da un cartone di Walt Disney. Peccato che girando intorno lo sguardo si venga colti dallo sconforto: gli scheletri di vecchie fabbriche e miniere, ora abbandonate, inquinano il paesaggio tutt’intorno.

Non lontano ci siamo imbattuti in una delle perle della Romania: la chiesa di Densus.

Persa nelle solitarie campagne, circondata dall’immancabile cimiterino, commuove i visitatori. Costruita intorno all’XI sec. utilizzando i pezzi di precedenti sepolture romane, piccola e dalle forme insolite invita alla sosta e alla meditazione.

L’ultima tappa in Romania  è stata Timishoara, la città dove ha avuto l’avvio la rivoluzione del ’89. E’ una città abbastanza grande, con delle belle piazze e bei palazzi ma in un pessimo stato di conservazione. E’ come uno immagina che sia una città in un paese socialista. Molti negozi sono tristissimi, con i loro manichini obsoleti, le merci di qualche anno prima. Anche il museo locale, tra lo storico e il naturalistico, che abbiamo visitato non è sicuramente stato rinfrescato di recente! E’ una delle cose più tristi che ci sia capitato di vedere. Fondato alla fine dell’800 all’interno di un castello, credo sia rimasto più o meno così da allora. I pochi oggetti impolverati si trovano all’interno di vetrine, su lunghi corridoi malmessi. Qualche decennio fa, sotto il regime di Ceausescu, qualcuno deve aver pensato di coprire la maggior parte del pavimento con delle guide di moquette. Ma poi sono state lasciate al loro destino, coi lati sfilacciati e arricciati, coperte di tutta la polvere e sporcizia che le scarpe dei visitatori potevano portare. Il risultato è un nauseabondo odore di m. che pervade le stanze. Le 2 o 3 donne di guardia, alle loro tristi postazioni, hanno assunto anch’esse lo stesso aspetto trasandato del museo.

 Ma….sorpresa! basta fare poca strada uscendo dal centro e ci si imbatte in un centro commerciale rutilante di luci, colori, scale mobili!  Contiene 280 negozi, le solite griffes internazionali, molte italiane. Bar e ristoranti di lusso, giochi d’acqua, vip che lavorano con il portatile sui tavolini, belle ragazze con “mises” molto trendy! 4 piani di benessere. Sembra di essere entrati in un altro mondo. E in effetti i 2 mondi sono nettamente separati. Quei pochi che con il nuovo corso ce l’hanno fatta vivono qui e sono gli unici a potersi permettere questi prezzi. Tutti gli altri ne stanno fuori. Gheorghe e Elena, i nostri pensionati Servas, pur abitando vicino, non ci hanno mai messo piede. “A fare che?” dice Gheorghe. “La mia pensione è di poco più di 200 euro e quella di Elena di 75”

Gheorghe ed Elena sono l’altro incontro che ha arricchito il nostro viaggio. Una coppia di ultrasettantenni simpatici e arzilli. Ci hanno accolto nella loro vecchia ma bella casa che sembra essersi fermata agli anni 50.

Lui ha fondato Servas in Romania negli anni ’70, quando era assolutamente proibito. Ne era venuto a conoscenza tramite una rivista pacifista che il padre riceveva dalla Svizzera. Aveva scritto ben 2 volte alla allora responsabile Servas in Inghilterra, che però non aveva mai ricevuto le lettere: la Securitate, la polizia segreta del regime, le aveva intercettate. Alla fine ricorse ad uno stratagemma. Consegnò la lettera ad un suo amico giapponese che era venuto a trovarlo perché la imbucasse in un paese fuori la cortina di ferro. Così riuscì ad entrare in contatto, si iscrisse e cominciò a ricevere le persone…a rischio di andare in galera. Ci ha raccontato un episodio: negli anni ’80 ci fu un momento in cui la polizia faceva continue perquisizioni ed irruzioni nelle case. Per non rischiare troppo si decise, con dolore,  a bruciare il suo “guestbook” che avrebbe costituito una prova inconfutabile dei suoi incontri con stranieri, cosa assolutamente proibita se non in presenza della polizia.

Gheorghe, un grande comunicatore, ci ha a lungo parlato delle attuali condizioni di vita dei rumeni, e in particolare dei pensionati.  Con le misere pensioni che prendono sono costretti a pagarsi il mutuo per riscattare la casa che un tempo era gratis e devono pagarsi la maggior parte delle medicine. Lo stato assegna ogni mese alle farmacie un ridottissimo quantitativo di farmaci da distribuire gratis, per cui si vedono file di vecchietti che devono sopportare lunghe file, anche di 24/36 ore per accaparrarsene qualcuno. “Prima non potevamo uscire dal paese perché c’era la cortina di ferro, ora perché c’è la cortina economica. E questa è peggio dell’altra” è il commento di Gheorghe.         

Ci hanno accolto con grande calore, cucinando per noi piatti rumeni. Noi, viaggiando in camper, eravamo fornitissimi di salse, olio d’oliva, pasta, caffè, marmellate, vino e abbiamo potuto contraccambiare la loro ospitalità con i nostri doni italiani.

Girando per Timishoara si ha chiara  la sensazione di trovarsi in una città di frontiera. Pullula dei vari industrialotti, per maggior parte italiani, venuti qui a impiantare una fabbrichetta senza “lacci e laccioli” . E  nel tempo libero si possono vedere questi attempati signori nei locali più alla moda tentare approcci con le  belle e giovani ragazze rumene, forti del loro potere economico.

Da Timishoara abbiamo fatto il viaggio di ritorno attraversando la Serbia (a gran velocità), il Montenegro (di recentissima costituzione come stato autonomo) con una breve sosta marina di un paio di giorni. E quindi siamo entrati in Croazia dove ci siamo fermati giusto il tempo per visitare la splendida Dubrovnik… e per farci aggredire dalla “machissima” e parafascista polizia locale.

 E quindi da Spalato traghetto verso Ancona….. già con la mente rivolta verso il prossimo viaggio!

Sonia e Pierluigi

Sonia racconta il suo viaggio