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17 luglio

 

-                   Ripresa la strada per Baku, passando prima per Qobustan, una città decisamente brutta, malmessa, in una zona semidesertica molto degradata. Il vento sferzante che sollevava polveroni di sabbia insieme alle immancabili buste e immondizie varie non contribuiva certo a migliorarne l’aspetto. E percorrendo tutta la costa lungo il Mar Caspio per arrivare a Baku ( e poi abbiamo visto anche dopo) si assiste ad uno dei massimi degradi ambientali: alto numero di piattaforme petrolifere e di pozzi di estrazione, tubi vecchi, arrugginiti, tubi nuovi, tubi accatastati, chiazze di petrolio affioranti…

                    E infine siamo arrivati a BAKU, una città di circa 2 milioni di abitanti, che almeno nel centro potrebbe essere una qualsiasi città europea: isole pedonali con griffes internazionali e soprattutto italiane (Missoni, E. Zegna, Sisley, Benetton…ma anche Patrizia Pepe, Canali, Stizzoli, Marco Bicego, Brioni che fanno uscire uno spontaneo “chi cazz’è questo?”)

                    Pare il cambiamento sia soprattutto a partire dal 2002. Infatti quando c’è stato Terzani nel 1992, subito dopo l’indipendenza dall’URRS, era ancora una città povera, sporca e malmessa. Adesso, grazie all’unica ricchezza, il petrolio, il PIL è ai livelli di quello cinese e la minoranza della popolazione ha barche di soldi da spendere, quindi hanno negozi adeguati. Anche i macchinoni che abbiamo visto qui raramente si riescono a vedere in Europa.

                    Appena arrivati abbiamo preso contatti con la nostra ambasciata. La domanda cruciale era: possiamo lasciare il camper a Baku e volare a Tashkent, bypassando l’antipatico Turkmenistan? (nella maggior parte dei paesi da noi visitati non si può: il mezzo deve seguire il proprietario in tutti i suoi spostamenti). La risposta è stata decisa: si.

                    Allora abbiamo contattato una agenzia per l’acquisto del biglietto: $414 a cranio (mortè). Partenza il 21 luglio con una compagnia azera IMAIR e ritorno il 4 agosto. E con 4 giorni da spendere a Baku.

                    Una delle cose più difficili da trovare a Baku è una sistemazione a prezzi decenti. E’ tutto sopra i 100 euro. E il motivo è semplice. Gli unici ospiti degli alberghi sono gli uomini d’affari, non c’è un turismo né interno né esterno che possa giustificare una offerta differenziata. I vecchi alberghi sovietici (gli intourist) sono stati abbattuti e ricostruiti o, anche quando non si sono rinnovati, hanno adeguato i prezzi. L’idea di spendere una barca di soldi in un paese in cui la maggior parte della popolazione guadagna meno in un mese di una notte in un hotel non ci andava giù. E abbiamo trovato una soluzione. Abbiamo chiesto ad un giovane che curava il parcheggio all’interno di un cortile in una zona centralissima in Azerbaijan Perspecti se potevamo pernottare lì. Quindi con 8 euro abbiamo passato 3 notti a Baku!

                     La zona più interessante da visitare è la cittadella che dopo l’indipendenza è stata restaurata, circondata da bella mura, con all’interno il bel palazzo dello SHIRVAN SHAH, alcune moschee, la torre della vergine, un caravanserraglio trasformato in ristorante (un po’ troppo turistico..).

L’ambasciata italiana si trova qui.

                     Il resto del centro è diviso da una larga strada che corre parallela al mare in 2 parti. La zona più interna, intorno alla piazza della fontana, con i suoi negozi griffati o finto griffati e il lungomare con i suoi baretti semplici, persone decisamente meno abbienti, più donne velate, giochi per bimbi antidiluviani che ricordano il passato sovietico. Qui stanno tutti coloro che non condividono la fetta di ricchezza derivante dal petrolio.

                     Altra visita che abbiamo fatto è al museo del tappeto. Ci sono begli esemplari delle varie regioni dell’Azerbaijan ma l’allestimento non è dei più efficaci. Mancano anche i tappeti più antichi che si trovano nei maggiori musei europei.

          Uzbekistan                                                        segue pag. 8