UZBEKISTAN pag 2
In questa sosta forzata abbiamo anche preso contatti e incontrato un Servas locale, Jean Nicolas, e come si evince dal suo nome, è un francese. Un insegnante più o meno nostro coetaneo. Un gigante con i capelli un po’ lunghi alla Gerard Depardieu che vive a Istanbul da 9 anni, nella zona sella Torre di Galata (quella dove ambirei abitare io!) dopo aver trascorso molti anni in Bulgaria e prima nel Pacifico; insomma un nomade. Ha confermato quello che noi abbiamo sempre pensato di Istanbul: è una città molto vivibile e stimolante. Se si hanno i soldi naturalmente. Altrimenti può essere anche durissima come ci è capitato di constatare la domenica pomeriggio del nostro arrivo. Prendendo il trenino che da Yeshilkoy porta al centro (tra l’altro arriva alla famosa stazione dell’Orient Express) abbiamo assistito all’assedio del treno da parte dei “ragazzini di strada”, adolescenti e preadolescenti che vivono lungo i greti della ferrovia e che la domenica si divertono a prendere d’assalto i treni, saltando da un vagone all’altro e completamente spenzolati fuori. Insomma una metropoli dalle contraddizioni profonde.
Jean Nicolas ci ha potuto dedicare solo un’oretta ma ci ha fatto scoprire un bar/ristorante meraviglioso che si trova all’ultimo piano di un edificio terrazzatissimo, con vista mozzafiato a 360 gradi sul Bosforo, sul Corno d’Oro… e su molta Istanbul! Proprio sotto la Torre di Galata. Un luogo dove trascorrerei molto tempo se abitassi qui!
Jean Nicolas ci ha anche ricordato una frase dal “Petit Prince” in cui veniva fatto riferimento ad Ataturk: “ … questo asteroide è stato visto una sola volta al telescopio da un astronomo turco…..ma in costume come era nessuno lo aveva preso sul serio…. Fortunatamente per la reputazione dell’asteroide B 612 un dittatore turco impose al suo popolo, sotto pena di morte, di vestire all’europea. L’astronomo rifece la sua dimostrazione nel 1920, con un abito molto elegante. E questa volta tutto il mondo fu con lui.”