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Superata Trebisonda sulla costa alta, con appositi atterrazzamenti, sono comparse le piantagioni di thè.
Km e km di piantine cespugliose (da lontano possono sembrare mirtilli) che hanno foglie simili all’alloro, coriacee anche se più piccole.. E la costa è anche cosparsa di Chaipur, fabbriche per l’essiccazione del thè.
Rize è la capitale del thè. Ci siamo arrivati a sera e trovato alloggio all’hotel Efès, sulla strada principale che guarda caso si chiama Ataturk Caddesi, consigliato dalla Lonely Planet. Ottimo rapporto qualità/prezzo: 30 euro per una doppia con bagno (sanitari antiquati ma puliti) e kavalthi (“colazione” in turco) sul terrazzo panoramico. Dopo le abluzioni personali e il solito bucato abbiamo deciso di andare in un ristorante a mangiare balik (pesce)! Abbiamo, a gesti, chiesto a 2 poliziotti di guardia sotto l’hotel se ci potevano indicare un buon ristorante. Hanno ritenuto più semplice condurci con il loro cellulare che spiegarci. Sicuramente un modo singolare di andare al ristorante! Ottima cena con antipasto di formaggio e burro su una specie di pita appena sfornata, pesce arrosto e fritto, ottimo vino turco bello freddo….e vita da gran signori con 44 euro!
Il 14 luglio
eravamo alla frontiera georgiana, a Sarpi, dove abbiamo espletato le trafile burocratiche con la solita grande fatica per comprenderci perché pare che per essere assunti in dogana si deve assolutamente dimostrare di non parlare una parola di inglese!
Qui la frontiera, delimitata da alte reti che formano corridoi e spazi vari, assomiglia a un grande pollaio. Il terreno battuto che alterna polvere a fango, secondo la stagione, non aiuta a migliorarne l’aspetto.
Quando ormai avevamo completato le estenuanti pratiche ( per l’auto sono tutte le complicazioni, non per le persone. E qui ci è sorta la gran voglia di cominciare a viaggiare zaino in spalla!) e stavamo per uscire Pierluigi è stato multato per divieto di sosta! E’ avvenuto così: io sono scesa per andare ad un ufficio turistico mentre Pierluigi cercava un posto sul piazzale dove fermarsi per aspettarmi, non parcheggiare. A questo punto un poliziotto gli ha fatto segno di scendere. Pierlu ha ubbidito e quando gli è stato vicino gli ha detto (si fa per dire) che lo multava per divieto di sosta! A nulla sono valse le proteste (lui non aveva lasciato l’auto) presentate attraverso il ragazzo dell’ufficio informazione. 2 poliziotti teste di c. anche nel soma (somigliavano ai poliziotti str. dei film americani) hanno semplicemente opposto la loro faccia eloquente alle nostre proteste. Il ragazzo dell’ufficio informazioni era costernato. Continuava a scusarsi e a dire che c’era stata una precisa disposizione del presidente georgiano di non molestare gli stranieri (pratica abbastanza in uso nel passato) per favorire il turismo. Ma i poliziotti di frontiera non ne erano stati informati evidentemente!