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                            L’indomani siamo ripartiti alla volta di GORI, città natale di Stalin. Qui tutto è preso più seriosamente, non ci sono tracce di senso dell’umorismo..

                            Visitato il museo Stalin (15 lari) con la solita illuminazione da paese socialista. Ci siamo intrufolati in un gruppo di coreani che seguivano come bravi scolaretti quello che la guida del museo (un donnone con voce tonante ed aspetto autoritario: si era immedesimata nel clima)  diceva in inglese e che la guida coreana provvedeva a ritradurre.

                            Di fronte al museo, sotto una brutta struttura, è conservata la casina dove è nato Stalin. Il diminutivo è dovuto alla piccolezza della casa: 2 stanzette di circa 10 mq di cui solo una presa in affitto dalla famiglia Stalin; l’altra era abitata dal proprietario stesso!

                            Abbiamo anche visitato altri 2 luoghi nei pressi di Gori: ATENIS SIONI, una chiesa medioevale con molti affreschi antichi ma ridotti malissimo e UPLISTSIKHE, sito di antichissime abitazioni rupestri utilizzate fino al medioevo.

 

                            Ripresa la strada per Bitumi e sul far della sera abbiamo individuato un luogo per la sosta notturna: parcheggio di un ristorantino lungo il fiume in cui abbiamo anche inaspettatamente consumato un’ottima cena (favolosi funghi al “coccio”, pesce fritto, formaggio e insalata). Lati negativi: un povero orso chiuso in un gabbiotto (stessa pena provata per il cammello Misha di Khiva) e una umidità appiccicosa che ci ha praticamente impedito di dormire.

                                                7 agosto

                            Ripreso il cammino per Sarpi, città di confine, e quindi entrati in Turchia. Ormai, dato l’alto numero di volte che l’abbiamo fatto, per noi arrivare in  Turchia è quasi un essere a casa. E quando ormai il viaggio sembrava sulla dirittura d’arrivo (anche se ancora con molti km da percorrere) ecco il colpo di coda, l’avventura finale, questa volta dovuta ad una mia geniale intuizione da “navigatrice”.

                            Per evitare di percorrere la lunghissima strada che si estende lungo la costa del Mar Nero, fino a Samsum, attraversando paesi e città molto affollati in estate, ho cercato sulla cartina  una alternativa “intelligente”. E mi è sembrata di trovarla: ad Of, poco dopo Rize, parte una strada che attraversa le montagne e sale sull’altopiano anatolico fino a Bayburt. Da li, strade poco affollate e più fresche (l’altopiano è sui 1500 metri) ci avrebbero portato verso la nostra destinazione. Piano perfetto e “vero” per la seconda parte. Purtroppo il problema è stato la prima, il tratto da Of a Baypur. Nonostante a Of avessimo interpellato un tizio (tutto a gesti naturalmente) e questo ci avesse fatto capire che la strada non era molto agevole, io con piglio deciso ho detto la storica frase: “le strade turche non ci hanno mai tradito!”

                           Abbiamo imboccato una valle stretta che dopo un po’ è diventata ancora più stretta. Dopo un po’ sono cominciati dei lavori in corso, la strada è diventata sterrata, poco più larga del nostro camper e con a lato un minaccioso dirupo sempre più alto. Un po’ preoccupati abbiamo chiesto (si fa per dire!) a degli operai che lavoravano sulla strada e questi ci hanno risposto senza esitazioni che avremmo potuto tranquillamente guidare fino a Baypur, più di 100 km più in là. Anche se perplessi abbiamo continuato la strada, sperando che di lì a poco sarebbe migliorata. Ma più andavamo avanti più la strada saliva, con tornanti mozzafiato, il fiume sprofondato sempre più in basso, la parete di fronte della valle quasi a perpendicolo con campi terrazzati e qualche casa sparsa che sembrava in un equilibrio precario.

                          A quel punto ci ( più mi) siamo cominciati a preoccupare. Ma non sembravamo avere vie d’uscita. Tornare indietro (oltretutto come girare?) non se ne parlava; non restava che andare avanti. Dopo poco più di un’ora abbiamo incontrato un minuscolo paesino (secondo me andrebbero studiati: sono più isolati degli aborigeni della foresta del Borneo) e siamo tornati a chiedere informazioni sulla strada per Baypurt. Ma anche stavolta la risposta è stata sicura: la strada è “OK”, un po’ peggio che fin qui (sic!) ma niente di preoccupante!!! Solo che ancora dovevamo salire tanto, fino a scavalcare le montagne che avevamo di fronte. Che cosa avesse voluto dire il tipo l’abbiamo capito subito dopo.

                            Uzbekistan                                        segue pag 17